Prenditi cura della tua rosa
“È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante.”
ANTOINE DE SAINT-EXUPERY
Ciò di cui non ti prendi cura, invece, si deteriora e rischi di perderlo.
È una frase talmente lapalissiana da apparire quasi banale. Spesso concetti di questo genere li sentiamo riferiti alle relazioni affettive. In questi casi non possiamo che condividere quanto importante sia dedicare attenzione alle persone a cui vogliamo bene. Altre volte questo concetto lo applichiamo ai beni che possediamo: non fare manutenzione periodica ad un’autovettura ci espone al rischio di ritrovarci dopo qualche tempo un rottame fra le mani, oppure a rischiare di fare incidenti per malfunzionamenti vari.
Il discorso comincia ad essere diverso quando proviamo ad applicare questi concetti a noi stessi. Prendersi cura di sé è qualcosa che non è così scontato. C’è chi si sottopone a check up periodici, fa movimento e si alimenta in maniera sana. Chiunque sa che una costante attenzione al proprio benessere fisico, aumenta la speranza di vita. Eppure quando l’attenzione è rivolta verso sé stessi, non tutti riusciamo a farlo.
Quando il discorso si estende al benessere psicologico, infine, l’argomento comincia a diventare scottante. Occuparsi del proprio stato psicologico è quasi un tabù e farlo insieme ad uno specialista sembra, alle volte, essere una cosa di cui vergognarsi.
È chiaro che dal medico puoi andare se hai una patologia conclamata, se hai un dubbio sullo stato di salute, per un controllo periodico o per toglierti un fastidio. Ma dallo psicoterapeuta puoi fare altrettanto?
Ci sono alcuni elementi che, però, entrano in gioco in questi casi
Facciamo subito fuori il giudizio altrui. Andare dallo psicologo non è più un tabù; l’equazione paziente dello psicologo uguale matto, è oramai superata. E poi ci sono tante attenzioni alla privacy che questo punto è difficile che faccia la differenza.
Come dicevamo sopra, invece, per qualcuno è difficile occuparsi di sé stesso. Il semplice fatto di accendere i riflettori sulla propria persona mette a disagio. Si, perché in psicoterapia il paziente è al centro e si fa luce su di lui/lei e sulle relazioni che ha ed ha avuto. E questo alla volte non è semplice. Non tanto perché siano complessi i rapporti che abbiamo intrattenuto o perché siano traumatici, ma perché mettere in discussione o rivivere (con il pensiero) alcune vicende della nostra vita può spaventare. Ci vuole coraggio e forza di volontà, questo è certo.
C’è un altro fattore che influisce: alle volte il timore di cambiare ci frena. Può sembrare strano, ma come figli della nostra storia, noi siamo l’esito di un processo di un continuo adattamento tra ciò che ci accade e ciò che vogliamo essere. Cerchiamo costantemente di equilibrare il nostro mondo interno che quello esterno e siamo il frutto di questo bilanciamento. Uno dei timori (o fantasie) che i pazienti portano in terapia è che cambiando un singolo elemento della propria vita, si stravolga automaticamente tutto il resto. Se imparo a gestire la mia ansia, farò carriera, avrò successo e cambierò lavoro. Se smetto di essere timido, avrò successo con le donne, nel lavoro e sarò un leader.
Queste fantasie sono attraenti da un lato, ma anche spaventose. Si, spaventose perché l’idea di stravolgere la propria vita, soprattutto se non è pessima, spaventa. Può mettere soggezione l’idea di modificare ciò che abbiamo costruito. E poi può spaventare l’idea che possiamo veramente cambiare perché non sappiamo cosa possiamo diventare. L’ignoto mette timore. Ciò che conosciamo, anche se imperfetto, mette sicurezza.
Alle volte, infine, il vero timore è nel riuscire. Se riesco a cambiare quella cosa che non mi piace di me, vuol dire che è possibile, è sempre stato possibile e ho perso tempo e fatica e dolore per anni. Questo pensiero omette l’idea che noi ci evolviamo e se siamo pronti per fare un passo oggi, non è detto che lo fossimo ieri.
Come il bambino che cammina quando è pronto per farlo, anche gli adulti affrontano i cambiamenti quando sono pronti. Il fatto stesso che possiamo pensare di intraprendere un percorso, indica che siamo pronti, prima non ci penseremmo neanche.
Per iniziare un percorso di psicoterapia, dunque, ci vuole coraggio. Sembra paradossale, ma per prendersi cura di sé, serve un po’ di ardore. Ho grande stima di chi per la prima volta contatta un terapeuta. Queste persone hanno il coraggio di risvegliare la loro parte migliore.
Vi svelo un segreto: la terapia inizia nel momento stesso in cui vi attivate per avviarla, ancor prima di entrare nella stanza di terapia.
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